Foto e testi di Claudio Fabbro
“Varietà di merito che in Friuli, specie in località a viticoltura pregiata vanno diffondendosi – scriveva Poggi nel 1939 (1) – ma che meriterebbero, senza dubbio alcuno, maggiore attenzione da parte dei viticoltori perchè capaci di produrre vini che molto non si differenziano, per bontà, da quelli rinomati francesi della Borgogna. In provincia, i Pinot (il nero particolarmente), erano un tempo diffusi ed apprezzati dai viticoltori perchè di fronte ai tipi di vini nostrani prodotti con uve di secondo merito anche troppo ricche di acidità, mitigavano tale eccesso ed ingentilivano il prodotto.
Pur essendo varietà di merito, il Pinot bianco e quello grigio (il Pinot nero dà prodotti non molto costanti e certamente di minor valore) tuttavia verso di loro i viticoltori friulani, almeno nella gran maggioranza, non dirigono le preferenze. Le ragioni forse sono identificabili nella precocità di maturazione delle uve che obbliga a coltivazioni specializzate per la necessaria raccolta anticipata: nella forse troppo scarsa acidità del vino, che non riesce gradevole al palato del comune bevitore, ed anche nella non grande produttività nei raffronti s’intende, di altre varietà di merito quale ad esempio il Tocai”.
“Non voglio certamente arrischiarmi – scrive ancora Poggi – a paragonare il Pinot grigio maturato nei nostri terreni con “Sa Majesté le Montrachet” pari di Francia così come chiamava lo scittore francese Paul RAMAIN il vino della Côte d’Or dove il Pinot bianco e quello grigio si vinificano assieme al Pinot Chardonnay; tuttavia in molte nostre località di colle ed anche di piano (Cervignanese, Aquileiese e colline eoceniche) produce vini di grande merito, squisiti, alle volte sin troppo potenti per ricchezza di alcole e di estratto. In qualche località poi il Pinot grigio viene impropriamente chiamato “Tocai grigio“, ma nulla ha a che vedere con il Tocai.
IL PINOT GRIGIO SECONDO PIERO PITTARO
“Il Pinot grigio deriva dalla mutazione gemmaria del Pinot nero , del quale, colore escluso, conserva quasi tutte le caratteristiche.
La prima importazione dei Pinot in Italia – secondo Pittaro (2) -sembra sia avvenuta tramite il Generale EMILIO DI SAMBUY che dalla BORGOGNA lo portò nella sua tenuta di Lesegno, in provincia di Cuneo. La diffusione di tutte e tre le varietà avvenne lentamente in tutta l’Italia settentrionale, ma con scarsi risultati nella qualità. Gli impianti effettuati in terreni non adatti ebbero come risultati vini deboli, senza sapore e poco serbevoli. Non si riuscì forse a capire che i Pinot hanno un habitat naturale in terreni collinari, piuttosto freddi, compresi fra il 46° e 51° parallelo di latitudine nord. Solo negli ultimi decenni di questo secolo vennero effettuati impianti in terreni adatti, molto simili a quelli della BORGOGNA o dello CHAMPAGNE.
Attualmente il Italia il Pinot grigio è diffuso nel Trentino Alto Adige, nel Friuli Venezia Giulia, in Lombardia e Piemonte. Rari vigneti in altre regioni. Poco diffuso in Francia, abbastanza in Svizzera, Germania, Cile, Argentina, Australia, Africa del Sud.
Stranamente in Italia, è più conosciuto e più di moda il Pinot grigio del Pinot bianco.
La vinificazione può avvenire in bianco o in ramato; in bianco si ha maggior finezza, eleganza, discrezione. Fruttato da giovane, assume un largo e pungente bouquet di fieno secco, mallo di noce, mandorle tostate.
E’, come il Pinot bianco, vino da aperitivo e – conclude Pittaro – secondo luogo e vinificazione, adatto su tutta la gamma degli antipasti magri, delle minestre asciutte e in brodo, dei piatti a base di uova e dei piatti a base di pesce; affronta bene anche i salumi e le carni lesse.”
Ambedue gli Autori colsero nel segno, fotografando una situazione che era quella rispettivamente del 1939 e 1982 .
Molte cose sono cambiate in questi ultimi anni , con una richiesta internazionale addirittura esplosiva per il Pinot grigio ( preferibilmente vinificato in bianco) il cui nome piace molto ad un consumatore diverso da quello friulano che procede con altri parametri e gusti .
Nell’ ultimo decennio il Pinot grigio in Friuli VG si è portato ben oltre i 6.000 ettari occupando, da solo, oltre un quarto della superficie vitata regionale!
Per quanto riguarda la vinificazione , complici anche alcuni successi ottenuti nel mercato giapponese e cinese in primis, ben volentieri registriamo i crescenti successi di due aziende che hanno puntato su un Pinot grigio macerato alquanto e piacevolmente ramato .
Vini importanti, da antipasti, formaggi mediamente stagionati e carni bianche.
Ci riferiamo alla Masùt da Rive di Mariano del Friuli ( www.masutdarive.com ) dei fratelli Fabrizio e Marco Gallo, a Valter Scarbolo di Lauzacco –Pavia di Udine ( www.scarbolo.com ) e all’azienda Valentino Butussi di Corno di Rosazzo (www.butussi.it) che quest’anno in particolare stanno mietendo successi, ripagati per un’inversione di tendenza che stuzzica la curiosità dei friulani, di norma affezionati ad altre tipologie sia davanti allo scaffale che al banco dell’enoteca. (cf)
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
1) – POGGI G.: Atlante Ampelografico – Consorzio Provinciale tra i Produttori dell’Agricoltura – Sezione Viticoltura Udine – Arti Grafiche Pordenone, 1939.
2) – PITTARO P., PLOZNER L. : “L’Uva e il Vino” – Magnus Edizioni – Udine, 1982.