Il Carnevale: un momento ludico, divertente, che nasconde tradizioni e significati che spesso dimentichiamo. E che cade, anche quest’anno, in un periodo dell’anno in cui si celebra l’amore. Per questo appare ancora più romantica l’antichissima tradizione della Lachera, il carnevale del tutto particolare che ogni anno viene festeggiato a Rocca Grimalda, in provincia di Alessandria, a pochi chilometri da Ovada, e che quest’anno andrà in scena l’11 e il 12 febbraio.
A sfilare per le strade del paese è infatti un corteo nuziale in piena regola, che attraversa il borgo tra la folla festante al ritmo di canti e balli, avvolto da fiori e nastri colorati, applausi del pubblico, schiocchi, tintinnare di sonagliere e coreografie tradizionali.
La leggenda voleva che il carnevale di Rocca Grimalda rievocasse l’opposizione del popolo allo ius primae noctis che il signore del paese esigeva sulle giovani spose. La verità, però, è che si tratta di un rito carnevalesco di propiziazione della fertilità, legato ad antiche tradizioni agrarie: un saluto festoso alla primavera, la rinascita della vita alla fine dell’inverno.
La Lachera si sviluppa intorno a tre danze: la Lachera vera e propria, danzata ininterrottamente durante il corteo dai lachè, i servitori, la cui coreografia è una ridicolizzazione grottesca dei signori e dei potenti (con copricapi a forma di mitre vescovili infiorate) e i loro movimenti sono continui saltelli verso la sposa senza mai riuscire davvero a rapirla.
In epoca più moderna si sono aggiunte anche la “curenta dir butei” e la “monferrina”, danzate rispettivamente dai campagnoli e mulattieri.
Anche i personaggi del corteo sono precisamente definiti dalla tradizione: oltre ai lachè e agli sposi, ci sono i Trapulin, sorta di arlecchini che schioccano le fruste (scuriass) ai lati del corteo, e gli Zuav, due figure armate di spade e accompagnate da ballerine che scortano gli sposi e spesso li difendono dagli attacchi di Bebè, un personaggio ambiguo e inquietante a metà tra diavolo e buffone. Vestito di rosso rappresenta insieme al Guerriero l’elemento maligno del corteo: con le orecchie e corna di capra disturba i danzatori, insidia e ragazze, e cerca di corrompere il pubblico con le monete antiche contenute nella sua borsa di pizzo.
Sono diversi i momenti che animano la Lachera di Rocca Grimalda: oltre al corteo c’è la tradizionale questua, con la visita alle cascine del territorio accompagnata da danze propiziatorie e da offerte di vino e cibo. Ma c’è anche la questua dei bambini (sabato 11 alle ore 18 nel centro storico) che, accompagnati dal suono di campanacci e coperchi, bussano di casa in casa chiedendo dolci e cibo.
Infine, alle 20 di sabato 11 febbraio, il corteo raggiungerà il belvedere del paese, dove si tiene il rogo del Carvà, ovvero il fantoccio che rappresenta il Carnevale, con suggestive danze intorno al fuoco accompagnate da Zemin (una zuppa tradizionale) e vino per tutti.
I costumi della Lachera si possono ammirare all’interno delle sale espositive del Museo della Maschera di Rocca Grimalda (aperto sabato dalle 15 alle 19 e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19. Per info scrivere a lachera@virgilio.it o via whatsapp al numero 338 8332703).
“Siamo fieri che le tradizioni del nostro territorio si tramandino con tanto entusiasmo e solidità, costituendo anno dopo anno un importante tassello dell’offerta turistica della zona: la Lachera, in questo ambito, è certamente un’eccellenza che vale la pena di essere vissuta e vista almeno una volta”, commenta Roberto Cava, presidente di Alexala.
Fonte e foto: VALENTINA DIRINDIN
Redazione Top Taste of Passion