Una occasione per capire l’importanza di questi vini e il loro percorso nei secoli
UNA GIORNATA DEDICATA AI VINI DOLCI E ALLA LORO STORIA
8 le etichette degustate: italiane, austriache, ungheresi, francesi, ceche e canadesi
Tenuta di Angoris – Cormons – 15 maggio 2018
«In occasione dell’anteprima dello Spìule Chardonnay DOC FCO 2016, quest’anno abbiamo pensato di dedicarci ai vini dolci – ha dichiarato Marta Locatelli, titolare della Tenuta di Angoris –, vini che nell’ultimo secolo sono stati relegati a vini da meditazione, talvolta da fine pasto, e prodotti in quantità minime e spesso costosi. Ma la storia ci insegna che non è sempre stato così».
Le anteprime dello Spìule Chardonnay sono iniziate nel 2015 con una giornata incentrata proprio sullo Chardonnay, nel 2016 abbiamo studiato i vini rossi autoctoni da invecchiamento, mentre il tema dell’anno scorso univa la storia vitivinicola di alcuni vitigni autoctoni a bacca bianca prodotti dalla Georgia alla Valle d’Aosta.
«Anche quest’anno – ha continuato Marta Locatelli – gli obiettivi della ricerca erano ritrovare in terra friulana le radici di una storia antichi di tanti vitigni e riscoprire la sua grande potenzialità di espressione dimostrate martedì con il Picolit, un vino dolce storico. Ecco perché Angoris, in occasione dell’anteprima dello Spìule Chardonnay, ha voluto dedicare una riflessione a questi vini, portando in un panel di assaggiatori, accanto ai nostrani Picolit e Ramandolo, un vino ceco, uno austriaco, il vino di Tokaj (con cui Cormons è gemellata), il Sauternes francese, il passito di Pantelleria e l’Ice wine che in Canada produce Ziraldo, figlio di emigrati da Fagagna (patria del Picolit, grazie al conte Asquini).»
Martedì, dopo i saluti e l’introduzione della padrona di casa, Stefano Cosma (degustatore professionista, scrittore di settore e storico del vino), ha fatto un excursus storico per raccontare come nei secoli scorsi i vini dolci accompagnavano, in realtà, tutto il pasto.
«Nel ‘700 e nell’800 troviamo molti vini “dolci”, anche il Refosco! – spiega Cosma – Gli abbinamenti a tavola erano i più strani. Un aneddoto riguarda il famoso musicista Beethoven che, come si legge nel suo diario del 5 novembre 1823, quando viveva a Vienna beveva il Picolit friulano abbinato alle ostriche di Trieste. Il Picolit: il più famoso vino friulano del passato. Il primo vino ad essere imbottigliato e venduto in Europa, da metà ‘700 in poi. Chi lo provava lo paragonava al Tokaji d’Ungheria o al Madera. Il Picolit diffuso sui colli di Rocca Bernarda e lì colpito dalla fillossera, fu salvato a inizio ‘900 in alcuni vigneti a Cormòns. Ed ecco che ci avviciniamo ad Angoris, una tenuta sita nel comune di Cormòns e che possiede vigne a Rocca Bernarda!»
Questo l’ordine dei vini bianchi degustati: Ryzlink Vlašský – Slámové Víno 2015 (Repubblica Ceca), Ramandolo DOCG 2014 Giovanni Dri Il Roncat (Italia), Ziraldo Vidal Ice Wine 2014 (Canada), Sauternes Chateau Sigalas Rabaud 1er Cru 2013 (Francia), Kracher Cuvée Beerenauslese 2012 (Austria), Ben Rié Passito di Pantelleria Donnafugata DOP 2012 (Italia), Picolit DOCG Colli Orientali del Friuli Tenuta di Angoris 2011 (Italia) e Disznoko Tokaji Aszu 5 Puttonyos 2009 (Ungheria).
Fra le curiosità raccontate, il fatto che nel 1775 a Milano apparve un articolo dell’allora giovane inglese Sylvester Douglas, Lord Glenverbie, in cui parlava di un vino che «nasce in piccolissima quantità nel Friuli, ove nel dialetto loro chiamasi Vin piccolit (…) Verun altro liquore, di quanti si ha cognizione, s’approssima più alle qualità e preziosità dello stesso, quanto il vino Piccolito del Friuli». Nel 1781 le “Notizie” della Società Agraria di Gorizia riportarono con soddisfazione queste «transazioni filosofiche Inglesi» sulla qualità e preziosità del Piccolit, prodotto in discreta quantità anche nel Collio, unico vino considerato simile al Tokaji ungherese. Scrissero anche: «Il suolo ove nasce il vino Tokai è d’una terra cretosa gialla, come sul monte di Medea». Che dista poche centinaia di metri da Angoris!
Ai presenti è stato poi letto un passaggio di un articolo apparso su un numero di “Decanter” del 1978 che recita: «By this time we were drinking another Angoris wine, the Colli Orientali del Friuli of the picolit grape. It had an intriguing taste — faintly sweet but dry in finis uncloying, very pleasing»: …Aveva un gusto intrigante – un po’ dolce ma asciutto, in finis molto piacevole…
Il panel di degustatori comprendeva Marta Locatelli, Alessandro Dal Zovo, enologo e direttore tecnico dell’azienda, Stefano Cosma (curatore regionale della Guida ViniBuoni d’Italia), Paolo Benvenuti (direttore dell’associazione “Città del vino” e già coordinatore del Centro nazionale Vini Passiti di Montefalco), Gianni Ottogalli (Associazione Italiana Sommelier FVG e responsabile Guida Gambero Rosso per il FVG), Pasquale Pace (blogger “Il gourmet errante”), Carlo Petrussi (agronomo e studioso della cultura viticola ed enologica del FVG), Sandro Capitani (giornalista Rai Radio1 della trasmissione “Coltivando il futuro”), Cristina Burcheri (giornalista enogastronomica e curatrice regionale della Guida ViniBuoni d’Italia) e Annibale Toffolo (direttore responsabile della rivista “Taste Vin”).
Una volta conclusa la degustazione e la lezione ampelografica del professor Petrussi, tutti hanno potuto verificare la bontà dell’abbinamento Picolit e ostriche, successivamente gli ospiti sono stati accompagnati a Palazzo Locatelli, sede del Municipio di Cormons dove, accolti dal Sindaco Roberto Felcaro e dall’assessore Martina Borraccia, è stata ricordata l’importanza storica della famiglia Locatelli e il legame profondo che la lega a questo territorio. Dopo l’aperitivo presso la Trattoria Al Giardinetto, la giornata di lavoro si è conclusa con il pranzo ad Angoris. Nella biblioteca della Villa si conservano alcune etichette Locatelli di fine ‘800, fra cui e una di Tokayer e una di Picolit. Un vino che, assieme ad altri passiti, troviamo spesso nelle fiere ed esposizioni dell’epoca grazie alla “sua antica rinomanza di squisitezza”.